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sogni di un musicista errante

Si trastulla nella malinconia

la dolce musica che quella pace

solfeggia alle sue orecchie.

Allora

i sogni bisbigliano il desiderio di prendere vita

e

finalmente

le stelle diventano il suo percorso fino alla Luna,

i pianeti le pietre miliari,

il Sole la sua lanterna,

le nuvole la sua orchestra.

(OSoleMia, novembre 2005)

I feel…

Sì, mi sento proprio come dicono le note di Einaudi nella sua “Eden Roc” (questa è la versione Live durante il concerto a Palazzo Te in quel di Mantova) … e con questa musica nelle orecchie vado a rilassarmi vagando nella metropoli col sole in fronte.

Spirito di una lettera

Non è la stessa cosa. Non dà la stessa emozione aprire la casella di posta con un click… no, non è la stessa cosa accendere il computer, attendere di caricare la pagina, leggere le emails. Non è la stessa cosa che prendere una lettera dalla cassetta, con grande sorpresa, e cominciare a strappare la busta mentre si salgono le scale in fretta, ogni passo quattro scalini, entrare in casa, buttare la borsa e le chiavi dove capita, sedersi alla prima opportunità e leggere con attenzione, mangiando le parole con gli occhi. Leggere, sì, leggere… e anche osservare, notare i particolari, interpretare la grafia. Chi mi ha scritto lo ha fatto di fretta? O su un foglio qualunque pur di scrivermi al più presto? Oppure ha comprato della carta da lettera, ha scelto un colore particolare o un disegno… Ed era emozionato, divertito, stanco, imbarazzato?

E la grafia… delicata o rude, sottile o impastata nell’inchiostro? … e la mano, la mano: leggera come i pensieri che scrive, come le favole che narra, o pesante come un macigno sui suoi stessi desideri e sentimenti? Conoscere una grafia è per sempre, almeno per me. La riconosco, non avrei bisogno nemmeno di leggere il nome del mittente. Una grafia resta, è un marchio, un timbro. Già, dopo la prima lettera la riconosco per sempre. E riconosco l’umore che la guida.

No, non è la stessa cosa avere tra le mani una lettera, lo spirito che la anima e che l’ha portata fino a me.

Spirito di una lettera, Klee

Vuò vedè…?

Vuò vedè ca cunfromme me ne vaco,

tu me vuò bene comme ll’ata sera,

e rieste, cumm’a me, felice e allera,

pecché saie ca si parto resto ccà?


Ccà resto, ‘o ssaie: sto ccà. Pure si ‘a vita

me porta ‘a n’ata parte…

E me fa pena tanta e tanta gente

ca quanno parte, ‘o vero se ne va.

– Eduardo De Filippo –

Vuoi vedere che non appena me ne vado,

tu mi vuoi bene come l’altra sera,

e resti, come me, felice e allegra,

perché sai che se parto resto qua?


Qua resto, lo sai: sto qua. Anche se la vita

mi porta da un’altra parte…

E mi fa pena tanta e tanta gente

che quando parte, davvero se ne va.


è così…

… ognuno di noi vede quel che vuol vedere.

Poi c’è chi ha più fantasia, chi meno.


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