Camminano con passo incerto, con la mano che arpiona il legno nodoso di un bastone, così fieri del proprio pudore, così nobili nella loro lentezza. Avanzano piano, leggeri, nonostante il peso degli anni abbia curvato le loro schiene, nonostante gli acciacchi li abbiano resi così delicatamente fragili. Nonostante resti loro una speranza di vita che non profuma più di primavera, ma nevica lieve dal cielo del loro inverno.
“Rossi. Ambulatorio 7”, chiama l’altoparlante della sala d’attesa. “Rossi. Ambulatorio 7”. Il Signor Rossi sente appena, si alza lentamente perché non ha la fretta di farsi “torturare” in fretta da medici che vanno sempre di fretta perché la lista dei pazienti da visitare è lunga … perché la direzione sanitaria impone di non sprecare tempo (e il tempo è denaro … e la sanità ha i suoi costi … ecc. ecc. “e venne il cane che morse il gatto che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò”) …
Il signor Rossi ha 90 anni ed è ancora autonomo. Basta il suo bastone a reggere i suoi 90 anni, basta dargli il tempo di percorrere il corridoio e raggiungere l’ambulatorio. Ma la voce dell’altoparlante continua a chiamare il suo nome quasi nervosamente e non è passato neanche 1/2 minuto dalla prima chiamata! Che diamine, un po’ di calma, il teletrasporto non esiste, non si può pretendere che, a 2 secondi dalla chiamata, uno sia già pronto sulla soglia dell’ambulatorio per stabilire il nuovo record dei cento metri piani. “Rossi. Ambulatorio 7” … Il signor Rossi sta arrivando, piano piano, incoraggiato dal gentile tifo delle infermiere impiegate all’ufficio accettazione :”Signor Rossi, è lei? Forza che la stanno a chiama’ da mezz’ora! Ma che? Nun ce sente? Ma ha capito dove deve andare? Eh, ma su, signor Rossi, se dia na mossa!”. E il signor Rossi ha l’educazione, il riserbo, il contegno di una volta e non risponde. Sì, mi piace pensarla così! Non è che non risponde perché è sordo e non ha sentito! Perché, in fondo, la sordità (ipoacusia) lo protegge dalla stupidità e dall’ignoranza di un mondo che non accetta la sua lentezza. O forse lui è più intelligente e non risponde perché ha rispetto per la cecità (ipovisione) di chi lo sprona ad incedere velocemente e non vede il suo bastone e la sua età.
I signor Rossi camminano senza la sicurezza e il vigore dei loro anni migliori. Un po’ stanchi, un po’ rassegnati, un po’ consumati. La loro lentezza contrasta con i ritmi folli di oggi. La loro lentezza non è adeguata ai ritmi di oggi. Eppure quella lentezza sa sospendere per un po’ la corsa dei minuti. Ai medici, che van così di fretta, permette di riprendere fiato e di rifare ordine nella testa. E le infermiere, piuttosto che sprecar voce (perché è sprecata sì in questi casi), potrebbero concedersi un break, magari bere un caffé (o una camomilla) con mooooolto zucchero.
IO ADORO LA LENTEZZA!
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